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Cinema 3D

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La tecnica 3D, oggi molto apprezzata nelle sale cinematografiche, ci fa “immergere” nel film e vivere da vicino come non mai le azioni. Di principio questa tecnica si basa sull’attribuzione di una singola immagine a ciascun occhio. La visione tridimensionale funziona in modo analogo: i nostri occhi vedono il mondo da diverse prospettive, trovandosi a circa 6,5 cm di distanza l’uno dall’altro. Il cervello quindi unisce le due prospettive in un’unica immagine consentendoci di definire la distanza rispetto a noi dell’oggetto osservato. La tecnica 3D applicata al cinema utilizza proprio questa visione tridimensionale. Tramite un proiettore e degli occhiali speciali, è possibile ricostruire, per gli occhi dello spettatore, le immagini dalla prospettiva deformata e creare così l’effetto della terza dimensione. E non appena ciascun occhio visualizza una prospettiva leggermente deformata della stessa immagine, il nostro cervello può creare un’immagine tridimensionale.

Anche se il 3D ha preso piede solo nel 2009 (con “Avatar” di James Cameron), i primi film in tre dimensioni hanno cominciato a comparire negli anni 50. Come si può vedere in uno spot pubblicitario di un whiskey del 1943, nel quale si ha l’impressione di vedere volare degli aerei sopra la testa degli spettatori in un cinema, già all’epoca si cominciava a pensare alla visione in 3D. Circa dieci anni dopo si è assistito alla prima grande ondata di produzioni cinematografiche in 3D. In questo periodo di boom del 3D furono infatti realizzati quasi 50 film in tre dimensioni, tra cui “Destinazione terra” di Jack Arnold, il western “Hondo” di John Farrows nominato agli Oscare il classico di Hitchcock “Il delitto perfetto”. Prima di questo boom 3D ci furono tentativi di creare lungometraggi tridimensionali, ma senza riscuotere successo, soprattutto in Europa.

È interessante sapere anche che il primo esperimento di tecnica 3D fu realizzato già nel 1895. Il film muto francese in bianco e nero “L’arrivée d’un train à La Ciotat”(“L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”) è stato il primo tentativo dei fratelli August e Louis Lumière, di creare un effetto in 3D. Il primo progetto da un minuto del diciannovesimo secolo rappresenta il primo tentativo documentato di creazione di un film in tre dimensioni.

Il motivo per cui si è ricercata una tecnica innovativa per il cinema, ieri come oggi, è lo stesso: il numero sempre minore di spettatori minaccia l’esistenza del cinema. All’epoca, i primi televisori permettevano a chi andava al cinema abitualmente di restare a casa e vivere la stessa esperienza, facendo così diminuire il numero degli spettatori nelle sale. Un fenomeno simile si presenta ai nostri giorni: un televisore “home cinema” consente di ricreare il grande schermo e ridurre così la necessità di una serata in un cinema vero. Inoltre, si sono ridotti sempre di più i tempi di attesa per l’uscita di un film inDVD o in Blu-Ray. Non si dovrà quindi attendere molto per poter guardare il film che ci interessa nel proprio home cinema. Ed ecco che ritorna il 3D: un buon incentivo per spingere il pubblico ad andare al cinema più spesso. E grazie alle tecnologie avanzate, i film in 3D oggi sono molto più interessanti ed attraenti per il pubblico.

A quanto sembra la carica delle produzioni 3D si impegna a crescere sempre di più per arrivare proprio a tutti e conquistare il cuore di una sempre più vasta parte del pubblico. Per i turisti che amano il grande cinema e non vogliono rinunciare, l'isola d'Ischia dispone di due sale cinematografiche, una nel comune di Ischia ed un'altra nel comune di Forio. Sia il Cinema Excelsior di Ischia che al Cinema delle Vittorie a Forio d’Ischia espongono diverse locandine di film 3D. All’Excelsior dal 20 ottobre c’è la proiezione del film drammatico Step Up 3D, mentre al Cinema delle Vittorie è da poco terminata quella di Cattivissimo Me 3D.

Siamo dinnanzi ad un nuovo modo di fare cinema e non c’è affatto da stupirsi se anche i generi tradizionali si convertiranno al tridimensionale. Il 3D rappresenta una metamorfosi di linguaggio. Basti dire che il suo sistema si basa sulla preminenza della forma sul contenuto del computer sulla cinepresa, dei personaggi digitali sulla recitazione umana. Insomma, dell’effetto sull’emozione.