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Napoli: la Metropoli senza la Città

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Si è svolta a Napoli all’Hotel Royal per iniziativa del Rotary Club Napoli presieduto da Raffaele Pallotta d’Acquapendente un dibattito sulla costituzione ed il funzionamento della Città Metropolitana di Napoli, il nuovo ente locale che dovrebbe prendere il posto del Comune e della Provincia di Napoli previsto nella prima legge di riforma degli enti locali del 1990 cioè 23 anni fa, la n. 142 detta “Legge Gava” dal nome dell’allora Ministro degli Interni, Antonio Gava, che ne fu un propugnatore. La “Città Metropolitana” per le 9 più grandi aree urbane italiane è stata riconfermata nel Testo Unico sugli Enti Locali del 2000.

La relazione di base al convegno rotariano è stata tenuta dal prof. Guido D’Angelo, docente di diritto urbanistico alla Federico II, uno dei maggiori esperti italiani di diritto urbanistico con una lunga esperienza di amministratore al Comune di Napoli ed alla Regione Campania nonché parlamentare della Repubblica per alcune legislature.

E’ stato ricordato che la “Città Metropolitana di Napoli” doveva nascere già 23 anni fa, che il territorio della Provincia di Napoli comprende 92 Comuni e che pur essendo appena l’8% di quello dell’intera Regione Campania ha una popolazione di circa 3 milioni di abitanti pari a circa il 60% dell’intera popolazione della Campania.

“Riunire queste realtà in un unico ente non farebbe altro che snellire e facilitare la gestione dei servizi per i cittadini di tutta la Provincia di Napoli basti pensare al fatto che ognuno di questi Comuni deve varare un suo piano regolatore e gestire tutti i servizi” è stato rimarcato.

Il prof. D’Angelo ha evidenziato che l’attuale divisione in 92 Comuni produce “l’effetto di un’enorme massa di provvedimenti spesso in contrapposizione tra loro in una piccola porzione di territorio”.

La questione è solo apparentemente semplice perché in realtà è oggetto dell’ennesima polemica politica perché il Governo Letta ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale per la soppressione delle Province e l’introduzione in 9 aree del Paese della Città Metropolitana che dovrà ( se riscuoterà la maggioranza) essere approvato dai due rami del Parlamento ( Camera e Senato). Naturalmente gli amministratori della Provincia difendono la validità dell’Ente Intermedio e così questo è l’ennesimo dibattito sterile della Grande Riforma Istituzionale dello Stato.

La documentazione prodotta sull’area metropolitana di Napoli è enorme. A mia memoria la Provincia di Napoli nel 1990, appena approvata la legge 142, istituì un Comitato Tecnico Scientifico per avanzare le proposte sulla Città Metropolitana ed il corposo studio costituì un numero speciale della rivista “La Provincia di Napoli” il n.1 del 1991 dal titolo “Un progetto di sviluppo del territorio”.

Tutto è rimasto lettera morta. Con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica gli ultimi Governi non hanno ridotto il numero dei Parlamentari ma quello dei consiglieri comunali dei piccoli e medi Comuni. Così la democrazia di base – già in crisi – si è ulteriormente ridotta con un decadimento della partecipazione civile. Il Comune di Casamicciola Terme – uno dei sei Comuni dell’isola d’Ischia - con una popolazione di circa 8 mila abitanti nel 1975 aveva 20 consiglieri comunali con l’elezione col sistema proporzionale. Più di 30 anni dopo ha soltanto 10 consiglieri comunali con l’elezione col sistema maggioritario. L’unico risultato concreto della riforma è stata la distruzione della politica locale.

In tema di pianificazione il bilancio è disastroso. Nel caso dell’isola d’Ischia divisa in sei Comuni nell’ambito della Provincia di Napoli non è mai stato approvato un Piano Regolatore Generale e c’è voluto l’esercizio di un potere sostitutivo, quello del Ministro dei Beni Culturali, Antonio Paolucci, per approvare un Piano Paesistico che blocca qualsiasi modifica del territorio.

Mi pare che si urgente arrivare ad un nuovo assetto istituzionale dei 92 Comuni della Provincia di Napoli con un unico Comune per l’isola d’Ischia anche rivedendo il sistema di elezione del sindaco e del consiglio.

Le riforme sull’elezione diretta del sindaco e la riduzione del numero dei consiglieri non hanno portato né ad un accrescimento della democrazia di base né ad una efficienza della macchina amministrativa.

E’ tempo veramente di una Grande Riforma Istituzionale, dallo Stato ai Comuni passando per le Regioni, poiché ritengo che sia fondamentale per la ripresa sia dell’Economia sia della Democrazia.