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Ascom News 85: Cibo surgelato: che succede se non è scritto sul menu?

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L’omessa indicazione nel menù di alimenti surgelati fa scattare il reato di tentativo di frode in commercio, poiché si tratta di una mancanza di adeguata informazione ai consumatori, i quali potrebbero presumere che gli alimenti siano freschi.

Se il proprietario del ristorante, del pub o della pizzeria non indica, sul menu, che alcuni degli ingredienti sono surgelati commette il reato di «tentativo di frode in commercio», al di là del fatto che il cibo sia stato o meno consumato dal cliente. Conta l’aver indotto in errore il consumatore il quale, in assenza di esplicita specificazione sulla carta, potrebbe ritenere che si tratta di alimenti freschi. È quanto chiarito dalla Cassazione con una recente sentenza [1]. Per comprendere la decisione facciamo un esempio.

Immaginiamo di andare una sera in pizzeria e di ordinare un piatto di patatine fritte e una pizza ai gamberetti e rucola. Sul menu non viene indicato che gli ingredienti di tali piatti sono surgelati; così quando ci troviamo dinanzi alle patate e ai crostacei riteniamo che si tratti di ingredienti freschi. Sono sufficienti però pochi morsi per farci accorgere del contrario. Decidiamo così di non consumare il residuo della cena e, pur essendo il piatto ben cucinato e appetitoso, non intendiamo pagare il conto. Anzi, procediamo anche a denunciare il ristoratore il quale invece sostiene che, non avendo noi mangiato la pietanza e, quindi, in assenza di alcun danno fisico, non è possibile parlare di illecito. Chi dei due ha ragione? Secondo la Cassazione commette il reato di frode in commercio chi spaccia, nel menu del proprio locale, un cibo surgelato per fresco. Per far scattare il penale basta stampare il menu con la falsa indicazione circa lo stato di conservazione del cibo. Se, infatti, non viene specificato che l’ingrediente è surgelato, il cliente è autorizzato a ritenere che sia fresco, anche se si tratta di un prodotto fuori stagione come possono essere certi tipi di frutti o, addirittura, il pesce in una località montana.

Ai fini dell’integrazione del reato di tentativo di frode in commercio – sostiene la Corte Suprema – nell’ipotesi in cui siano detenuti per la somministrazione alimenti congelati o surgelati all’interno di una rivendita, senza che sia indicata tale caratteristica, è irrilevante che tali trattamenti avvengano in fase di lavorazione o a prodotto finito, posto che non è oggetto di contestazione il procedimento produttivo o di conservazione degli alimenti, ma la mancanza di adeguata informazione ai consumatori, ai quali i prodotti vengono presentati come freschi.
Pertanto, l’omessa indicazione nel menù del carattere surgelato degli alimenti è da sola sufficiente ad integrare il tentativo di frode in commercio, poiché si tratta di una mancanza di adeguata informazione ai consumatori, i quali potrebbero legittimamente presumere che gli alimenti siano freschi.

Quindi, nell’esempio di prima, il cliente può, oltre a rifiutarsi di pagare il conto, denunciare il proprietario del locale ai Carabinieri, ai Nas o all’Asl.

note
[1] Cass. sent. n. 301373/2017 del 16.06.2017.