Ischia News ed Eventi - Rubriche

Il problema del trasporto marittimo  per le economie delle isole partenopee – Ischia, Capri e Procida – è fondamentale e imprescindibile dalla problematica complessiva dell’accrescimento dello sviluppo economico e della difesa di quello sociale. Le tre isole partenopee hanno ormai – da molti anni – una economia impostata in maniera primaria sul turismo. Una diminuzione nell’affluenza dei turisti determina una crisi che si avverte immediatamente sui livelli di occupazione – per altro solo stagionale e quindi permanentemente precaria - degli addetti all’industria alberghiera, al commercio ed ai servizi. Quindi la battaglia – che in questi ultimi anni – è stata portata avanti dalla Associazione degli Utenti del Mare (AUTMARE) di cui è leader Nicola Lamonica  merita piena condivisione ed assoluta solidarietà.

Bisogna aggiungere all’aspetto economico anche quello sociale: il trasporto marittimo nel Golfo di Napoli è assimilabile ad un trasporto metropolitano per il numero degli utenti e quindi è un vero e proprio servizio pubblico che deve essere assicura rato al pari di quello a terra dallo Stato con le sue varie articolazioni locali che sono la Regione ed i Comuni. In questo trasporto metropolitano il traghetto o l’aliscafo sono assimilabili ad un autobus o a un tram o ad un treno.

Partirono dall'isola di Eubea, la Grande Isola del mare Egeo di 3.658 Kmq che dista solo 40 metri dal Continente ma probabilmente non lo sapevano. Circa 2800 anni fa. Erano delle città di Calcide ed Eretria e probabilmente volevano fuggire dalla guerra che allora imperversava. Quanti erano? Dove volevano andare? Qual'era la loro professione abituale? Perché scelsero di partire?

Domenica sera  28 agosto 2011 -  nel suggestivo angolo alle spalle della Chiesa di San Gaetano a Forio dove un tempo sorgeva la libreria di Vito Matterra e dove le Cantine Pietratorcia hanno impiantato un punto di degustazione dei loro prodotti e dei prodotti della nostra terra ma con lo scopo più vasto di farne un punto atipico di incontri culturali dove la tradizione si unisce alla modernità e si discute dell’una e dell’altra

C’è un proverbio o un detto popolare a Ponza, la più grande con i suoi 7,22 Kmq e l’unica abitata  del gruppo delle Ponziane – attenzione si chiamano “ponziane” e non “pontine” come sottolinea il decano degli storici locali, Ernesto Prudente – che comprende anche Palmarola (1,36 Kmq), Zannone (1 Kmq),  e l’isolotto di Gavi (14, 06 ettari) -  che dice che “in ogni casa ponzese c’è un Silverio, una causa ed un emigrato”. Il detto popolare racchiude bene la tradizione, il costume o la mentalità ed infine la situazione economica e sociale.

Leggo " Ponzaracconta" con enorme interesse. Ho letto con attenzione il pezzo del mio " cugino ponzese "Giuseppe Mazzella sulla miniera e rilevo sempre di più che a Ponza bisogna venirci in pieno inverno quando il mare è " el mar", al maschile, come direbbe Hemingway, e scrivere sulla " terra", sui ponzesi cugini isolani come me, sui loro problemi e sulla loro storia.

Lunedì 15 agosto alla latitudine e longitudine dell’isola d’Ischia il sole sorgerà alle ore 6 e16 minuti e tramonterà alle ore 20 e 4 minuti. La giornata durerà circa 14 ore e la notte circa 10. Se si potesse “fare qualche pazzia” due volte nell’anno anzicchè una come ammonivano i latini secondo i quali “semel in anno licet insanire” si sceglierebbero le date del 31 dicembre, l’ultimo giorno dell’anno con la notte più lunga, ed il 15 agosto con la notte più corta.

“La fedeltà dell’isolano all’isola non è campanilismo perché si estende ai fiori, ai frutti, alle rocce ed al modo stesso di affacciarsi sull’ “elemento nemico”e cioè il mare”.

Lo trovai scritto molti anni fa – credo addirittura mezzo secolo fa – in un elzeviro sul “Corriere della Sera” scritto da Niccolò Tucci (1908-1999). La citazione è a memoria e può darsi che non sia del tutto corretta. Ma a me rimase impressa. Ero un ragazzino “isolano” di  poco più di 10 anni invogliato dalla sua professoressa alle scuole medie – tradizionali con il latino dal primo al terzo anno – a leggere il giornale che “è fonte di cultura”. La nostra professoressa – Angiola Maggi Malagoli – ci disse che “il giornale conteneva  in terza pagina le notizie culturali e sulla sinistra appariva un racconto breve che si chiamava elzeviro”.

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